08 Marzo 2016

(Peshawar – Pakistan – Anno 1984 ritrovata nel 2002)
Ho scattato alcune foto ai Musei di San Domenico a Forlì il 5 Gennaio 2016 un percorso espositivo che racconta un mondo autentico con immagini molto intense.
Questa è la foto che dopo tanti anni continua a stregare. Fenomeno planetario unico.
McCurry racconta che avrà fatto almeno 50 scatti, era seduta in disparte, in una scuola nel campo di rifugiati, lei guardava l’obiettivo in modo curioso, era la prima volta che vedeva una macchina fotografica.
“E dopo uno o due minuti è scappata via. Sparita!
Ed è così che ho scattato la più importante fotografia della mia vita.
Appena pubblicata la copertina del National Geographic è successo il finimondo. Sono stati sommersi dalle lettere. Tutti volevano sapere chi era, aiutarla, mandare soldi, adottarla, uno la voleva persino sposare.”
(Steve McCurry / Icons)
La parte migliore della storia è che dopo 17 anni, la ragazza senza nome, è stata ritrovata nonostante le tante difficoltà, basti pensare che le donne adulte vivono nel segreto delle case, coperte.
Per averne la certezza è stato utilizzato uno studio particolare dell’iride dell’occhio.
Il film del National Geographic racconta nel dettaglio la storia del ritrovamento di Sharat Gula.
Oggi 8 marzo, ho pensato di dedicarmi un po’ dell’ARTE del reporter più famoso al mondo, uno dei più grandi maestri di fotografia.
La mostra comprende una sezione dedicata alla guerra, un’altra dedicata alla dignità dell’essere umano e un’altra ancora sono le DONNE ad essere le protagoniste.
Fonte di ispirazione per molti designer, opere belle anche d’appendere nella propria casa.
(Peshawar – Pakistan – Anno 2002)
Ecco un altro ritratto: “Girl with green shawl” è la bimba di 10 anni fuggita sempre dalla guerra civile in Afghanistan, questa volta invasa non dai russi ma dagli americani. Fotografata nel 2002 quando McCurry ritorna per cercare Sharat Gula.
Il colore spettacolare dello scialle avvolge come in un abbraccio lo sguardo profondo e smarrito di questa ragazza tale da sembrare una Madonna.
(Tonde Sap – Cambogia – Anno 1996)
Guardando la scena fotografata avvertiamo un senso di pericolo per la presenza del serpente. Invece il serpente è addomesticato come fosse un animale domestico.
Incantevole il disegno della pelle del serpente simile al disegno del vestito della DONNA.
(Ethiopia – Anno 2012)
Un contrasto stravagante: due DONNE vestite in abiti tradizionali africane con quello del manichino europeo.
Interessante l’unione di due mondi diversi.
(Tao – Mali – Anno 1986)
Donna Tuareg, dallo sguardo combattivo, coraggioso. La sua Tribù seminomade è l’unico caso in cui gli uomini si velano e le DONNE sono a volto scoperto.
Si pensa che il volto coperto possa proteggere dagli spiriti.
Sono gli uomini che chiamano “Uomini Blu” perché il loro turbante, tinteggiato con colori naturali, rilascia sulla pelle un’ombra celeste. E’ un’etnia fisicamente attraente.
Anonimo
HO ACQUISTATO OGGI IL PRIMO NUMERO DELLA “MAGNUM LA STORIA DELLE IMMAGINI” SOLO PER RIVEDERE ANCORA UNA VOLTA LO SGUARDO DELLA RAGAZZA AFGANA CHE MI HA SEMPRE DATO EMOZIONE INDESCRIVIBILE. UNO SGUARDO IPNOTICO, NON SO AGGIUNGERE PAROLE DIVERSE O CHE ABBIANO LA CAPACITA’ DI FAR COMPRENDERE TALI EMOZIONI.